La fotografia ha sempre “risposto” alla Città tenendo conto della complessità visiva di quest'ultima, sia come immagine sia come esperienza.
Camminando in città si instaura un particolare rapporto con la strada e la gente che la percorre; fotografarla per me è un' operazione di scrittura che volge in una presa di coscienza sulla comunicazione.
Le architetture, le vie e le piazze diventano solo un pretesto per “indagare” l' uomo; il mio lavoro si spinge fino alla rappresentazione della figura come forma nello spazio, come ricerca cromatica.
In fotografia è significativo lo stretto legame con la raffigurazione pittorica, dalla quale ho preso grande spunto; influenzato da cubisti e futuristi, le fotografie eseguite con esposizioni multiple risultano dinamiche nel contenuto e nella forma; le costruzioni diventano leggeri castelli in aria, luoghi sacri dove gli individui si incontrano e si rincorrono seguendo la frenesia della vita contemporanea, immersi nella loro personale e intima solitudine. Gli uomini sono delicate silhouette in cui è impossibile riconoscere l'identità. Le tonalità fredde trasformano il luogo in un tempio, proiettato in una dimensione metafisica.
L'immagine coinvolge l'osservatore nello sforzo interpretativo, sospeso tra il riconoscimento della realtà che lo circonda quotidianamente e il cambiamento della percezione realizzato dall'intervento artistico.Le riprese sono eseguite con pellicola negativa, il “ quadro fotografico” è identico al negativo originale, l'unico intervento in post-produzione è l'inversione cromatica.
francesco corbetta